venerdì 10 maggio 2013

DELEGAZIONE DELLA REPUBBLICA DEL SENEGAL A SAN BENEDETTO DEL TRONTO


Riportiamo qui di seguito un articolo pubblicato su ilquotidiano.it che riassume quanto accaduto nel corso della visita della delegazione senegalese ospitata dal Comune di San Benedetto del Tronto. Nel rafforzare i rapporti istituzionali e la nuova collaborazione tra la cittadina marchigiana e il Comune di Dakar, in vista di un probabile gemellaggio, sono stati determinanti il lavoro e l'accorta mediazione del Vicepresidente di Terre des Egales Malick Cissè.  


San Benedetto e Dakar, rinnovata l'amicizia

Avviate forme di cooperazione con le aziende locali e scambi culturali con le scuole.

E' terminata oggi, mercoledì 17 aprile, la visita della delegazione senegalese a San Benedetto. La rappresentanza senegalese (composta da Ouléye Diaou deputata dell'Assemblea Nazionale del Senegal, Amadou Bamba Fall, vicesindaco di Dakar, Birakane Ndiaye direttore del Gabinetto del Sindaco, Marie Ndiaye Dieng responsabile servizio relazioni estere e cooperazione e Ibrahima Diongue collaboratore del Gabinetto del Sindaco), è giunta in città con lo scopo di rinsaldare i rapporti di amicizia, cooperazione e collaborazione tra le due municipalità già avviati naturalmente tra armatori sambenedettesi e senegalesi all'epoca della pesca oceanica.
Durante la breve ma intensa visita, la delegazione ha potuto conoscere la realtà produttiva e le tecnologie che vengono utilizzate nel nostro Paese sia per la refrigerazione, in particolare dei prodotti ittici (bene davvero abbondante in Senegal ma spesso difficile da conservare), sia per la produzione d'energia alternativa. L'energia elettrica è infatti uno dei problemi più rilevanti dell'economia senegalese, in particolare nei territori più lontani dalla capitale dove spesso l'illuminazione pubblica non è garantita ma anche nella capitale.
Dopo la visita ad alcune aziende sambenedettesi avvenuta nella mattinata di martedì 16 aprile, la delegazione, accompagnata dal consigliere Pierfrancesco Morganti, ha manifestato interesse ad avviare forme di cooperazione con le imprese locali. Particolare attenzione è stata rivolta ai processi di trattamento acque che si svolgono nel depuratore sambenedettese gestito dalla CIIP e per quelli di smistamento dei rifiuti attivi presso il centro di selezione di Picenambiente a Pagliare del Tronto.
Sempre nel pomeriggio di martedì 16, la delegazione ha incontrato in Municipio la comunità senegalese e alcuni armatori che negli anni della pesca oceanica si sono recati a Dakar. Nel corso dell'appuntamento, molto partecipato, i delegati hanno salutato e abbracciato simbolicamente i loro concittadini alla presenza del sindaco Giovanni Gaspari, l'assessore alla pesca Fabio Urbinati e il console onorario del Senegal Tullio Galluzzi.
"Un incontro voluto e cercato con la comunità senegalese - spiega Gaspari - è diventato finalmente realtà. La visita della delegazione è stata occasione non solo per stringere accordi di collaborazione con le aziende, ma anche modo per incontrare la comunità senegalese residente a San Benedetto una comunità ben integrata e laboriosa. Siamo certi - ha proseguito Gaspari - che da questo incontro scaturiranno altre opportunità di conoscenza e scambio tra le due municipalità".
Nella mattinata di oggi, mercoledì 17 aprile, la delegazione senegalese, accompagnata dal presidente del Consiglio Comunale Marco Calvaresi, ha visitato due centri sociali, il Centro diurno socio - educativo - riabilitativo CEDISER "L'Arcobaleno" e il Centro Sociale per la terza età "Primavera" e salutato i bambini della scuola "Piacentini", in particolare la classe 5^ B frequentata da un bimbo di nazionalità senegalese.
Sempre oggi si è svolto un incontro con le dirigenti scolastiche degli Istituti Comprensivi Nord, Centro e Sud Giuseppina Carosi, Stefania Marini e Manuela Germani e i referenti dell'associazione di solidarietà e cooperazione internazionale "Terre des Egales" Domenico Mozzoni e Malick Cissè che, insieme all'amministrazione comunale, sta portando avanti il progetto di ristrutturazione e ampliamento della scuola di Deni Malick Gueye, villaggio a circa 42 chilometri da Dakar.
Nel corso dell'appuntamento si è discusso della possibilità, attraverso la realizzazione di un'aula di informatica nella scuola africana, di possibili iniziative di scambio didattico e culturale tra le due scolaresche.
(ilquotidiano.it 17/04/2013)

da sinistra: Ahmadou Bamba Fall (Vicesindaco di Dakar), Birakam Ndiaye (capo gabinetto Sindaco di Dakar), Malick Cissé (Vicepresidente Associazione Terre des Egales), Veronica Dialetto (sociologa) e Paola Mariani (avv. associata Terre des Egales)  

domenica 2 dicembre 2012

PARTITO IL CONTAINER CON ATTREZZATURE SANITARIE PER IL SENEGAL



Il progetto “Deni” che l’Amministrazione comunale di San Benedetto del Tronto e l’associazione di solidarietà e cooperazione internazionale “Terre des Egales” stanno portando avanti in Senegal per la ristrutturazione e l’ampliamento della scuola di Deni Malick Gueye, villaggio a 42 chilometri dalla capitale Dakar (da qui il nome del progetto) sta per conoscere un’altra importante tappa.
L’associazione umanitaria “Madonna del Buon Consiglio” Onlus di Cupra Marittima ha infatti raccolto una notevole quantità di materiale sanitario che l’associazione “Terre des Egales” farà arrivare nei prossimi giorni all’ospedale di Diamniadio, ovvero il Comune del cui territorio fa parte anche il villaggio di Deni.
Si tratta di materiale di notevole importanza, tra cui 12 macchine per dialisi, 2 macchine per radiografie, 25 carrozzine per malati, 55 letti attrezzati, culle per neonati, barelle, attrezzature d’ufficio e altro materiale prezioso per la funzionalità dell’ospedale.
Il materiale in questione, caricato in un container è partito alla volta del Senegal sabato 24 novembre dalla sede del corriere TNT di Centobuchi.

membri dell'Associazione Terre des Egales e della Onlus Madonna del Buon Consiglio prima della partenza del containei  

Clicca qui sotto per il video relativo alla notizia:




mercoledì 22 agosto 2012

AVANZAMENTO DEI LAVORI PRESSO LA SCUOLA DI DENI MALCIK GUEYE

Il Vicepresidente dell'Associazione Terre des Egales Malick Cissè si è recato nel mese di agosto 2012  presso la scuola di Deni Malick Gueye e ha verificato il solerte avanzamento dei lavori di ampliamento e ristrutturazione delle strutture scolastiche, resi possibili dal sostegno finanziario del Comune di San Benedetto del Tronto. Ecco alcune foto scattate in occasione della recente visita :

 







domenica 10 giugno 2012

VIAGGIO SOLIDALE IN SENEGAL dicembre 2012 - gennaio 2013


VIAGGI SOLIDALI
DESTINAZIONE SENEGAL
Prossime date
26 dicembre 2012 / 6 gennaio 2013
(anche in altri periodi dell'anno su proposta di almeno 5 associati)


Premessa

Si vive in un mondo globalizzato in cui i contatti umani scarseggiano anche con i nostri vicini di casa. Una continua pioggia di notizie apre spiragli su drammatiche emergenze di popoli lontani che svaporano nel giro di un caffè e rientrano nell’uniforme brusio di sottofondo. Gli allarmi sono così tanti che sopraggiunge un senso di impotenza e naturale cedimento.
Crediamo che il fraterno avvicinamento a società distanti dalla nostra sia la via maestra per acquisirne una corretta conoscenza. Crediamo che ogni forma di integrazione deve passare attraverso l’esperienza dell’altro e che senza il coraggio di uscire dal guscio protettivo del quotidiano  rimaniamo vittime dei sensali di notizie e dei manipolatori di realtà. Crediamo infine che un piccolo gesto solidale valga più di mille parole e che i silenziosi operatori di pace siano le colonne portanti di questo pianeta.


Finalità

I viaggi solidali dei nostri associati hanno un duplice obiettivo: da una parte favorire l’integrazione e attuare progetti interculturali entrando in relazione diretta con popoli lontani, dall’altra portare un concreto sostegno e aiuti materiali a chi verte in condizioni di disagio.


Destinazione Senegal

La presenza, tra i soci fondatori di Terre des Égales, di cittadini senegalesi residenti in Italia, scrittori e documentaristi italiani con esperienza d’Africa occidentale, accanto agli stretti rapporti che ci legano a organizzazioni umanitarie operanti in Senegal, ci ha spinto a concentrare i nostri primi sforzi verso questo Paese.

Progetto solidarietà

Una parte della quota di adesione al viaggio solidale, oltre a donazioni in beni e oggetti vari che saranno concordati  secondo specifiche esigenze, verrà consegnata direttamente dai partecipanti ai responsabili delle organizzazioni cui ci uniremo in partenariato nel corso di una visita o soggiorno presso le stesse. Sosterremo in particolare:

Empire des Enfants (http://www.empiredesenfants.com/), centro di accoglienza temporanea per bambini in difficoltà attivo a Dakar con obiettivi di assistenza sanitaria, recupero, formazione e reinserimento in un dignitoso contesto sociale.

ONG Association des Villageois de Ndem (http://www.ishtarvr.org/Ndem_Vincenzo_Oreggia.pdf), che rappresenta diciotto villaggi appartenenti a tre comunità rurali della regione interna di Diourbel. Esempio virtuoso di sviluppo endogeno, la ONG di Ndem ha fronteggiato con straordinari risultati e da oltre vent’anni una situazione economica e sociale in forte degrado, in buona parte dovuta all’avanzare della desertificazione e al conseguente esodo rurale.


Senegal, porta dell’Africa sub-sahariana

La collocazione geografica, la stabilità politica e la pacifica accoglienza del suo popolo, fanno del Senegal una naturale porta di accesso all’Africa sub-sahariana. Nella superficie relativamente piccola del suo territorio, circa due terzi di quella italiana, è condensato un ricco campionario di paesaggi. Dal deserto a cinquecento chilometri di costa atlantica, dalla savana a grandi laghi interni, dagli spettacolari delta di imponenti fiumi alla foresta delle regioni meridionali. E’ una terra ricca di popoli differenti, un colorato dedalo multietnico, un concentrato di tradizioni e cerimonie che riconducono a un antico modo di relazionarsi con la natura e con i propri simili. La tolleranza religiosa dei senegalesi è esempio virtuoso in tutto il mondo. La maggioranza islamica convive in armonia con le altre minoranze, in primo luogo quella cristiana. La spiritualità è percepibile come sostanza viva del tessuto sociale. Antiche confraternite veicolano gli insegnamenti mistici del sufismo. La capitale, Dakar, una delle più importanti metropoli africane, è lo scenario di un work in progress dove moderno e antico, vecchio e nuovo si mescolano rigenerandosi continuamente.
Avvalendosi di sicuri esperti dei luoghi e con l’obiettivo di realizzare la sua missione di aiuto e conoscenza, Terre des Égales entrerà nel cuore del Senegal urbano e rurale per scoprirne la complessa vitalità del corpo sociale, accanto alla storia, alle risorse naturali e alla meravigliosa accoglienza del suo popolo.



I nostri esperti del Senegal

Malick Cissé.
Nasce in Senegal il 14 ottobre 1957 a Sebikotane, villaggio a circa 50 km dalla capitale Dakar, da genitori di etnia serer e wolof. Completa il suo percorso di studi in Senegal iscrivendosi alla scuola professionale marittima, da cui è licenziato come secondo ufficiale. Dopo sette anni di impiego presso la compagnia di navigazione e di pesca italo-senegalese Africamer, ottiene dal Ministero degli Esteri italiano (direzione della Cooperazione allo Sviluppo) una borsa di studio grazie alla quale frequenta l’Istituto Culturale Italiano per la Formazione Professionale e per la Ricerca Scientifica e Tecnologica di San Benedetto del Tronto (AP). E’ il 1991 e Malick decide di rimanere a lavorare in Italia, stabilendosi nella provincia di Ascoli Piceno. Tra il 1991 e il 1997 lavora come operaio metalmeccanico. Lo raggiungono dal Senegal la moglie e i due figli. Nel 1998, crea una cooperativa autonoma attiva nel settore calzaturiero che offre lavoro a 15 persone e che si scioglierà nel 2005. Mettendo a frutto la sua quindicennale esperienza di immigrato di prima generazione in Italia, decide di dedicarsi a progetti interculturali, alle problematiche sociali del lavoro e all’assistenza ad altri immigrati. Entra a far parte del Consiglio di amministrazione del Centro Polivalente per l’Immigrazione della Provincia di Ascoli Piceno. Opera dal 2006 al 2008 come volontario presso la CGIL (sezione di San Benedetto del Tronto) ed è proposto dall’associazione sindacale come candidato Consigliere provinciale all’Immigrazione. E’ tra i soci fondatori dell’Associazione di Solidarietà e Cooperazione internazionale Terre des Egales.

Vincenzo Maria Oreggia.
Nasce a Milano, il 9 maggio 1966. Dopo la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Milano inizia a collaborare, nei primi anni ’90, con periodici di letteratura e società, tra cui Leggere e Linea d’ombra. Tra il 1993 e il 1995 viaggia in Nord Europa e soggiorna per circa un anno a Londra. Pubblica la raccolta di racconti Prossimi alla conclusione (Tranchida, 1995). Conduce laboratori di scrittura e intensifica le frequentazioni teatrali collaborando alle riviste Hystrio e Sipario. Dirige tra il 2000 e il 2001 il Bollettino Nazionale dei Teatri Invisibili. Pubblica Archivio di Voci (Rosellina Archinto, 2002), raccolta di interviste critiche con importanti autori del mondo teatrale. Proseguono le collaborazioni con vari periodici, cui si aggiungono quelle con quotidiani nazionali tra cui Il FoglioIl ManifestoIl CittadinoLa Repubblica (Il Venerdì), L’Unità. Dopo un viaggio nel sudest asiatico e un importante incontro con l’America Latina, inizia nel 2002 a frequentare il Senegal, dove soggiorna lunghi periodi dell’anno approfondendo cultura, storia e costumi locali. Viaggia in quasi tutte le regioni senegalesi e in altri paesi dell’Africa occidentale quali Mauritania, Mali e Guinea Conakry. Pubblica diversi articoli e reportage su questa parte di mondo e le sue società. I primi tre anni di esperienze africane danno sostanza al libro di viaggio Bach tra gli elefanti, storie e ritratti senegalesi (Edizioni dell’Arco, 2005). Partecipa alla raccolta di testi e immagini Sguardi Stranieri (Editoria & Spettacolo, 2005) con lo scritto Quello che scende dal cielo, mosaico di narrazioni brevi attorno alla vita di sette immigrati in una valle marchigiana. Completa la sceneggiatura per lungometraggio Uno strano uomo d’affari, storia di un’avventurosa iniziazione africana. Nel 2008, in collaborazione con la Fondazione Bizzarri e l’ONG senegalese Image et Vie, cura il progetto Chantier Dakar, cinque documentari di autori senegalesi sulle trasformazioni della metropoli africana. Espone alla Biennale di Dakar del 2008 i lavori fotografici Shocking City. Realizza i cortometraggi Dal Basso (Kenzi Productions, 2009) sulla giornata di un invalido a Dakar, e Il miracolo del pane, attorno al forno d’argilla di una remoto villaggio della Casamance. Cura e traduce dal francese gli scritti del maestro sufi Serigne Babacar Mbow Il Servitore del Profeta. Pubblica il romanzo Pesce d’aprile a Conacry (Edizioni dell’Arco, 2010), memoria di un rocambolesco viaggio in Guinea che si alterna a uno scottante diario italiano. E’ tra i soci fondatori dell’Associazione di Solidarietà e Cooperazione internazionale Terre des Egales.

Il Senegal in cifre

Capitale:   Dakar (2.500.000 abitanti)
Estensione:   196.764 Kmq
Abitanti:   10.600.000
Principali gruppi etnici: wolof, serer, peuls, malinke, diola, soninke.
Densità della popolazione:   52 ab/kmq
Ordinamento dello Stato:   Repubblica Presidenziale
Presidente della Repubblica: Abdoulaye Wade
Religione:   Musulmana (95%), con minoranze cristiane e animiste
Lingua: ufficiale il Francese, nazionale il wolof.
Festa nazionale: 4 aprile, che commemora il giorno dell’indipendenza dalla Francia (1960)

Informazioni essenziali e consigli pratici per viaggiare in Senegal

Salute
Se si desidera effettuare le vaccinazioni consigliate per viaggiare in Senegal, è bene recarsi presso l’ufficio igiene e profilassi della USL (ambulatorio viaggiatori internazionali) presente nel vostro territorio.
Raccomandate sono in genere la vaccinazione contro la febbre gialla e la profilassi antimalarica. Il medico saprà indicarvi quali farmaci utilizzare.
Altre vaccinazioni consigliate sono l’antitifica, l’epatite A e B.
E’ prudente portare con sé in viaggio: disinfettante, creme e spray contro le punture di insetti, antizanzare elettrico a pile, cerotti, creme solari ad alta protezione, antifebbrili, antibiotici a largo spettro, antidiarroici, fermenti lattici, antinfiammatori.
Meglio fare una visita generica e dentistica prima di partire.
Procurarsi un’assicurazione per avere assistenza sanitaria all’estero.
In Senegal, è buona abitudine evitare il ghiaccio nelle bevandevegetali crudi quando non è possibile accertare che siano stati accuratamente lavati e consumare solo acqua minerale o preventivamente sterilizzata.

Documenti
Passaporto con validità di almeno sei mesi e relativa fotocopia integrale.
Libretto di vaccinazioni e relativa fotocopia integrale.

Bagaglio e abbigliamento
Consigliamo un bagaglio leggero, adatto a spostamenti frequenti. Tenere medicinali, oggetti di valore e un ricambio nel bagaglio a mano.
Limitarsi a cose essenziali, a un abbigliamento semplice e comodo. Suggeriamo in particolare: pantaloni, gonne non sopra il ginocchio, confortevoli abiti interi, camicie a manica lunga e magliette, una giacca a vento e un golfino leggero per il fresco serale, un paio di scarpe da tennis, sandali e ciabatte in gomma da mare, asciugamano, cappello e occhiali da sole, un sacco a pelo di stoffa leggera, marsupio porta oggetti e documenti, borsette a tracolla antistrappo. Per passeggiare in luoghi affollati cittadini meglio proteggersi.
Munirsi di un adattatore universale per prese di corrente.

Cucina
Il piatto nazionale è il Thiebudien, riso al pesce con verdure. Tra gli altri piatti locali, molto diffuso è lo Yassa, riso con pollo, lime, cipolle e verdure. Tra la frutta esotica abbondano il mango, la papaia, l’ananas, il cocco. Specie sulla costa, si mangia molto pesce fresco e riso. Sono diverse e molto gustose le bevande naturali preparate con frutti, foglie e fiori quali carcadè, zenzero, il ditakh, il carasol, tamarindo. Onnipresente è il the verde preparato come nel maghreb e chiamato attaya.

Valuta
Portare con sé contanti secondo le proprie necessità. Entrando in Senegal, vanno dichiarati in dogana importi superiori ai 1500 euro; in uscita importi superiori a 750 euro.
Tutto ciò che è coperto dalla quota di partecipazione al viaggio di Terre des Egales è specificato alla voce La quota comprende.
La moneta locale è il franco dell’Africa occidentale (CFA). Un euro equivale a circa 655 CFA.
Chi desidera può portare carte di credito (Visa, Cirrus, Mastercard) abilitate al prelievo all’estero, con relativa fotocopia fronte e retro.

Fuso orario
Un’ora in meno rispetto all’Italia in inverno e due ore in meno rispetto all’Italia in estate.

Temperatura
La temperatura oscilla tra i 24 e i 30 gradi da novembre a maggio; tra i 28 e i 36 gradi (anche oltre nelle zone interne) con possibili precipitazioni da giugno a settembre.

Linee telefoniche
Per chiamare dall’Italia il prefisso è lo 00221. Per chiamare dal Senegal in Italia il prefisso è lo 0039.
Con schede Tim e Vodafone si riceve e si chiama dai centri principali.
Si accede facilmente a Internet nelle aree urbane.

Corrente elettrica
In genere è a 220 volt.

Rappresentanze diplomatiche
L’Ambasciata Italiana in Senegal ha sede in Rue Alpha Achamiyou Tall a Dakar (numero di telefono 00221 8228578 – 8220076, numero di fax 00221 8217580).
L’Ambasciata Senegalese in Italia ha sede in via Lungotevere Sangallo, 3 – 00186 Roma (numero di telefono 06 6865212 – 6872353).



Programma di viaggio*


primo giorno
Partenza dall’Italia e arrivo a Dakar.

secondo giorno
Presa di contatto con il quartiere in cui alloggeremo a Dakar e i suoi principali punti di riferimento. Visita al museo IFAN di maschere e cultura tradizionale africana.

terzo giorno
Visita all’Empire des Enfants; illustrazione del progetto di prima accoglienza e recupero di bambini di strada. Consegna del dono del gruppo di Terra dei Simili al Presidente del centro M.me Anta Mbow. Visita al centro di Dakar: mercati, piazze, moschee, cattedrale, luoghi di interesse storico e sociale. Visita al villaggio dell’arte di Dakar, dove diversi importanti artisti africani hanno i loro atelier aperti al pubblico e a visite informali.

quarto giorno
Escursione all’isola di Gorée, patrimonio mondiale dell’Unesco. Passeggiata tra i suoi affascinanti vicoli fino alla cima del promontorio di Cumba Castel. Visita alla Maison de Esclaves, luogo simbolo della tratta negriera. Pranzo sull’isola e rientro a Dakar.

quinto giorno
Visita ai luoghi più importanti del centro cittadinoil Palazzo Presidenziale, la Cattedrale, il Marchè Kermel. Sosta al Centro Culturale Francese. 

sesto giorno
Partenza per Saint Louis di Sénégal, antica capitale del Paese che sorge all’estuario del fiume Sénégal, e per la Langue de Barbarie, tra oceano e bracci di fiume.

settimo giorno
Visita al centro storico della città di Saint Louis, ai suoi principali luoghi di interesse, al quartiere dei pescatori e passeggiata lungo la sconfinata spiaggia atlantica.

ottavo giorno
Escursione al parco nazionale di Diuju, area di grande interesse naturalistico, tra le più interessanti del pianeta per l’osservazione di una straordinaria varietà della popolazione aviaria. Lungo i rami del fiume accanto a coccodrilli, varani e facoceri, si avvistano pellicani, aironi, aquile pescatrici e moltissime altre specie.

nono giorno
Partenza per il villaggio di Ndem, sede della ONG Association des villageois de Ndem, nel cuore del sahel, a circa 120 km. dalla capitale. Lungo il percorso: visita al Lago Rosa, separato dall’Oceano Atlantico da imponenti dune di sabbia, il cui nome deriva dalla particolare colorazione delle sue salatissime acque. Arrivo e sistemazione a Ndem.

decimo giorno
Visita al centro di produzione artigianale della ONG di Ndem, ai laboratori di filatura, tintura dei tessuti batik e bogolan, ai laboratori di sartoria, produzione della bioterra o carbone vegetale, produzione di oggettistica a partire da materiali di recupero. Visita alle colture biologiche di Ndem e illustrazione degli altri progetti della ONG. Incontro con Serigne Babacar Mbow, guida spirituale della comunità di Ndem.

undicesimo giorno
Partenza per  Dakar. Lungo il percorso: visita a Thies, seconda città del Senegal, ai suoi spaziosi viali e alla sua manifattura di arazzi di fama mondiale. Visita al monastero benedettino di Keur Moussa.

dodicesimo giorno
Visita alla piccola isola di Ngor, che sorge davanti all’omonimo villaggio, oggi parte dell’area urbana di Dakar. Pranzo sull’isola. Rientro a Dakar, preparazione alla partenza e trasferimento in aeroporto per il rientro in Italia.

*il programma può subire variazioni dipendenti da esigenze concrete non prevedibili che non ne modificheranno la sostanza. I pernottamenti sono programmati presso guesthouse, appartamenti a intera disposizione del gruppo, strutture di accoglienza delle associazioni partner sul territorio o strutture alberghiere a basso impatto ambientale. Per quanto riguarda i pasti, sarà dato rilievo a specialità e cucina locale, con riguardo, per quanto possibile, a singole esigenze. Verranno consumati in punti di ristorazione consigliati dagli accompagnatori o preparati appositamente secondo costumi e tradizioni africane nei luoghi in cui soggiorneremo. 


Per partecipare ai nostri viaggi solidali occorre essere iscritti all’Associazione, condividerne e rispettarne le finalità statutarie.

La quota di partecipazione è di 900 euro e comprende quota solidale, pernottamenti, prima colazione e pranzo, spostamenti in Senegal, biglietti per le escursioni, accompagnatore e guide. Rimane escluso il biglietto a/r Italia-Dakar.  


Per informazioni dettagliate circa modalità di adesione, quote di partecipazione e altro scriveteci all’indirizzo di posta elettronica terredesegales@gmail.com o chiamateci, tra le ore 16 e le ore 19, ai numeri di telefono 3476230579 (Malick Cissè), 3490825788 (Roberta Sperantini), 3332727439 - 00221776191044 (Vincenzo Maria Oreggia).

venerdì 6 gennaio 2012

L'AVANZAMENTO DEI LAVORI PRESSO LA SCUOLA DI DENI MALICK GUEYE IN SENEGAL


Il presidente dell’Associazione Terre des Egales Vincenzo Maria Oreggia si è recato presso la scuola del villaggio di Deni Malick Gueye, in Senegal, il 12 novembre 2011, per la verifica dei lavori svolti  con il contributo del Comune di San Benedetto del Tronto, constatando gli eccellenti risultati ottenuti grazie alla prima tranche finanziamento accordato.
La solidarietà spontanea degli abitanti del villaggio di Deni Malick Gueye ha consentito la realizzazione di migliorie al complesso scolastico anche superiore alle attese, ottimizzando le risorse disponibili e abbassando il costo della manodopera.

Si è potuta in particolare verificare la realizzazione dei seguenti lavori:

-        Allacciamento alla rete elettrica e alle condutture per l’acqua corrente.
-      Completamento del muro di cinta del complesso scolastico con inserimento del cancello d’entrata alla scuola e di una porta laterale di sicurezza.
-        Ripavimentazione delle classi e pittura dei muri delle stesse.
-        Decorazione esterna delle classi con aiuole per fiori.
-        Costruzione della camera del guardiano.
-        Costruzione di bagni differenziati per maschi, femminile e insegnanti.
-        Costruzione dell’ufficio della direzione con relativo bagno privato.
-        Costruzione della sala di informatica.
-        Scavo e preparazione delle fondamenta per due nuovi classi.




il Presidente Vincenzo M. Oreggia, il delegato dell'Associazione Terre des Egales Thierno Kane e alcuni rappresentanti locali presso la scuola di Deni nel novembre del 2011

i nuovi servizi igienici con bagni separati per maschi, femmine e insegnanti

la nuova pavimentazione e la pittura dei muri delle classi

la stanza del guardiano

le fondamenta delle due nuove classi

decorazioni esterne delle classi con vasi di fiori

i rubinetti dell'acqua corrente

il cancello d'entrata della scuola


il cortile centrale della scuola


l'ampio spazio interno da adibire a campo sportivo

visione interna della scuola di Deni Malick Gueye



domenica 4 settembre 2011

IL VIRTUOSO ESEMPIO DELLA ONG DI NDEM, PARTNER DI TERRE DES EGALES IN SENEGAL

Ndem. La sua storia e i suoi progetti.
Racconto di S. Aissa Cissè
(registrazione del 31 marzo 2009, a Ndem, Baol, Senegal)

Sokhna Aissa Cissè

25 anni fa: il
ritorno a Ndem

Siamo qui a Ndem ormai da venticinque anni. Ndem è il villaggio del bisnonno di Serigne Babacar Mbow che è diventato mio marito. Ci siamo incontrati in Europa, io ero in ricerca spirituale con un forte sentimento nei confronti dell’Africa, intuitivo solamente, perché cercavo il mio posto spirituale nel mondo e avevo molte domande e già un certo cammino, ed è in Senegal che ho potuto incontrare la via spirituale SUFI cui il mio cuore poteva aderire e adottare come la sua strada. E ciò grazie, in particolare, all’incontro con Sérigne Babacar. Lui stesso quando ci siamo incontrati aveva viaggiato molto in Europa ed aveva il sogno di ritornare a vivere nel suo paese. Aveva una visione e il sentimento rivolto verso il ritorno in Africa dove vivere in un ritiro di carattere spirituale. Questo è ciò che ci ha portati qui, a NDem al villaggio del bisnonno di Sérigne Babacar che era un grande santo, un rifugio spirituale per la sua epoca. Era un grande santo discepolo di C. Amadou Bamba che riposa a Touba. Grande Santo che ha illuminato il Senegal del secolo scorso divenendo per molte anime di quel tempo il rifugio e la guida capace di raccomandare come bisogna vivere una vita che piaccia a Dio. Questa dunque è l’origine della nostra venuta a Ndem. Quando siamo arrivati abbiamo trovato una situazione economica, sociale e, in un certo modo, anche spirituale molto difficile. Era un villaggio quasi abbandonato. In seguito alla siccità che era durata settanta anni le persone che potevano lavorare erano costrette ad abbandonare i villaggi per cercare le risorse per sopravvivere. Quando siamo arrivati qualche mese prima dell’hivernage - la stagione delle piogge - abbiamo trovato delle donne molto forti, molto accoglienti. Misteriosamente ci siamo attaccati al villaggio e abbiamo chiesto se potevano

La fatica delle
donne. Il lavoro del
miglio. L’accoglienza
del cuore


darci una terra per abitare e ci hanno dato questa terra. All’origine era un campo, dove ci siamo istallati con la nostra prima figlia che era piccola. Ci siamo istallati qui con la sola determinazione nel cuore di cercare di vivere qui nella pace e in un cammino spirituale in armonia con le persone che ci avevano accolto. Ci siamo messi un po’ fuori dal villaggio e presto abbiamo capito che c’era una situazione molto difficile per la gente. Era un anno particolarmente duro. Non c’erano maschi adulti, non c’era un cavallo che avesse la forza di levarsi in piedi e ogni mattina i pochi uomini che restavano al villaggio dovevano fare il giro delle case per alzare i cavalli talmente avevano fame, tanto mancava il foraggio e le donne passavano la vita ad andare al pozzo. C’era un pozzo profondo 35 metri e per riempire una vasca di 40 litri il secchio doveva scendere tre volte. Bisognava che ci fossero tre donne per maneggiare il secchio. Un contenitore da portare a casa per ciascuna delle donne significava far scendere e risalire il secchio 9 volte per 35 metri. Questo succede dovunque non c’è accesso all’acqua: era un lavoro molto faticoso e in tutti i villaggi del Sahel era così ed è così ancor oggi. Tutta questa fatica dava la possibilità di avere acqua solo per la sopravvivenza domestica e per piantare qualche albero che potesse sopravvivere nel deserto. Presto S. Babacar ha cercato di riunire le donne, io allora non parlavo wolof, per vedere quale fosse il loro bisogno prioritario. Hanno tutte evocato la necessità di un mulino per macinare il miglio che qui è l’alimento di base. Nei tre mesi delle piogge da luglio a settembre si pianta il miglio e un po’ di arachidi, poche perché il seme è diventato molto caro e la maggior parte degli agricoltori non hanno più l’accesso all’arachide e ai fagioli. Dunque il miglio era l’alimentazione principale della popolazione e alle cinque del mattino sentivi i colpi del mortaio per pestare il miglio, ma il raccolto era insufficiente e una volta mangiato il raccolto la gente era costretta a partire. La priorità dunque delle donne era un mulino e l’acqua per lavare il miglio. Perché tu macini poi vai a prendere l’acqua, poi nei mesi delle piogge vai nei campi, poi a cercare la legna nella brousse per cucinare, ti occupi dei bambini, e fai il bucato. Donne molto coraggiose e sempre sorridenti, che non si lamentano, sempre accoglienti, è questo calore umano che subito mi ha 

Il mulino. La discussione 
sull’acqua e la prima 
trivellazione. L’associazione di Ginevra


commosso qui nel Senegal, che la gente quale che sia la sua situazione sul piano materiale ha questa accoglienza del cuore che il poco che hanno sono pronti a dividerlo con altri e hanno una fede che li sostiene interiormente che li rende molto dignitosi. Io venivo da un paese ( la Francia) dove c’era tutto sul piano materiale ma molta sofferenza sul piano interiore. E’ questo che veramente mi
aveva toccato. Allora abbiamo cominciato con le donne a cercare di migliorare creando un’associazione e cercando con la famiglia e gli amici che erano in Francia di creare anche lì un’associazione per fare degli eventi per raccogliere dei fondi e così abbiamo fatto il primo mulino che risparmiava alle donne di pestare il miglio a mano. C’è una piccola pellicina intorno al seme che bisogna togliere a mano e poi lavare il miglio e poi pestarlo fino a trasformarlo in farina e poi lavorare la farina per fare il couscous o le polpette. E’ un lavoro molto faticoso. Dunque era una priorità per le donne e quando abbiamo potuto fare questo la priorità diventava cercare dell’acqua: abbiamo chiamato dei tecnici che ci hanno detto che bisognava trovare dei mezzi per fare una piccola trivellazione. Prima ci avevano parlato di una grande trivellazione, a 300 metri di profondità che avrebbe permesso di avere molta acqua ed alimentare tutta la zona, poi si è visto, quando abbiamo cercato di trovare dei finanziamenti in Occidente, che gli eventuali finanziatori non erano d’accordo perché dicevano che la gestione dell’acqua era difficile per delle persone che erano abituate ai pozzi e non avevano l’abitudine di pagare l’acqua, allora una trivellazione così profonda che doveva servire molti villaggi, poneva dei problemi di gestione finanziaria e tecnica e si sarebbe posto il problema della sorveglianza delle canalizzazioni che dovevano essere fatte nella brousse. Dunque hanno detto che era meglio fare una piccola trivellazione. Allora per 10 anni abbiamo cercato dei partner per fare la trivellazione. Abbiamo l’acqua solo da 12 anni con l’aiuto di persone di Ginevra che erano venute nel quadro di un’associazione a carattere pedagogico, un’associazione di insegnanti e allievi il cui obbiettivo era quello di aprire lo sguardo di questi giovani di Ginevra su un’altra realtà del Sud, di risvegliare la loro coscienza rispetto all’altro da sé ed è stato molto interessante. Si trattava di una trentina di giovani che erano venuti qui per un mese, venti anni fa. All’epoca non c’era l’acqua qui, tutto era precario e non c’era l’elettricità. 


Serigne Babacar Mbow


La scuola. Il dispensario.
I laboratori. L’opzione per il
biologico


A Ginevra avevano fatto un anno di lavoro di sensibilizzazione su differenti temi che costituiscono fattori di sviluppo nel Sud e alla fine dell’anno avevano organizzato un concerto molto grande con il quale avevano raccolto dei fondi con i quali abbiamo potuto poi costruire una scuola con piccoli laboratori di artigianato e costruire un dispensario. Avevano anche organizzato una grande esposizione in un Centro Commerciale di Ginevra dove avevano invitato molti artisti di molti paesi per lavorare e sensibilizzare su temi che toccano la situazione dei paesi del Sud del mondo. Era l’inizio di quello che oggi chiamiamo lo sviluppo sostenibile di Ndem, questo ci ha permesso di costruire la scuola e il dispensario e questi quattro piccoli laboratori artigianali . Perché ci siamo presto resi conto che non era sufficiente avere accesso all’acqua e alla salute e all’educazione se non c’era un’attività economica che potesse trattenere le persone sul luogo, lo squilibrio sarebbe continuato. Dunque abbiamo iniziato un ‘attività artigianale con gli amici dell’associazione in Francia, che avevamo chiamato Maam Samba, il nome del grande santo bisnonno di Sérigne Babakar e più tardi mia madre aveva aperto un negozio a Parigi. Abbiamo iniziato delle attività artigianali con l’obbiettivo di creare dei posti di lavoro locali valorizzando i saperi artigianali tradizionali perché l’agricoltura non era più sufficiente e speravamo nel settore artigianale e una volta che si avesse l’accesso all’acqua di sperimentare una zona di marechage (orto biologico) per creare delle occasioni di lavoro che potessero trattenere le famiglie nei villaggi. Le cose si sono fatte molto presto per la salute e per la scuola perché le associazioni si impegnavano nel progetto, invece la trivellazione ha richiesto molto più tempo, perché c’era bisogno di un grande finanziamento: infatti bisogna cercare l’acqua più lontano, costruire un serbatoio per la riserva dell’acqua, un gruppo elettrogeno, una pompa, una rete di distribuzione dell’acqua per Ndem e per altri villaggi e alimentare l’orto biologico. Abbiamo fatto l’opzione per il biologico per difendere l’ambiente, dato che gli insetticidi e i concimi sono manipolati senza controllo e senza coscienza con degli effetti dannosi per la terra e sui produttori e sui consumatori che mangiano i legumi. C’è pochissima esperienza in Senegal del biologico e a noi sembrava importante indirizzarci subito nel rispetto della salute di tutti e della terra. 

L’abbandono della 
terra. La scuola

Nel Baol, la nostra regione, in particolare il terreno è così usurato perché c’è stata la siccità, ma anche perché i colonizzatori che hanno diviso l’Africa in pezzi e in ogni pezzo hanno fatto una monocultura. Nell’ Africa dell’est era il cacao o il caffè, nella nostra regione era il bacino delle arachidi. Hanno fatto coltivare intensivamente il bacino delle arachidi nel Baol, praticando una monocultura che ha considerevolmente impoverito il suolo. Poi si è aggiunta la siccità e il deserto del Sahel che discendeva e più c’erano le deforestazioni e più il deserto si allargava. Tutto ciò ha determinato una situazione difficile per cui la gente ha cominciato ad abbandonare la regione per andare a Dakar in condizioni molto difficili, perché metà della popolazione del Senegal è a Dakar e le periferie sono esplose in condizioni di vita deplorevoli. Dunque l’obiettivo dell’associazione era non solo di cercare di migliorare le condizioni di vita ma di creare dell’impiego perché la gente potesse tornare nei villaggi d’origine. Dunque un po’ alla volta, a partire da una piccola macchina da cucire a mano per l’artigianato e partendo dalla buona volontà della gente e soprattutto delle donne che erano qui e della rete di solidarietà che abbiamo creato con la famiglia e gli amici delle associazioni in Europa, abbiamo potuto creare , nel filo degli anni, pietra su pietra, un piccolo progetto che migliorava non solo la vita del villaggio di Ndem, ma anche quella degli abitanti dei villaggi. Tutte le strutture che sono a Ndem sono aperte alla popolazione del circondario. La scuola: abbiamo cominciato con una sola classe prima e con il volontariato, con l’opera di amici che ci hanno raggiunto nel filo degli anni per condividere la nostra vita, e poi abbiamo fatto domanda al Ministero per avere gli insegnanti; inoltre i bambini imparavano il Corano e c’era una educazione spirituale al centro della scuola e il programma francese, perché il Senegal dopo la colonizzazione ha adottato il modello francese. A poco a poco il Ministero dell’Educazione ci ha dato tutti gli insegnanti per il ciclo primario e oggi ci sono anche le prime due classi superiori. La popolazione ha risposto alla scolarizzazione e, dopo la trivellazione per l’acqua a Ndem, anche molte ragazze hanno potuto venire a scuola, perché sono le donne e le ragazze che vanno al pozzo, che macinano il miglio, dunque l’effetto di alleviarle da certi lavori fisici è stato quello di permettere loro di venire a scuola. Oggi abbiamo 300 bambini a scuola provenienti dai villaggi vicini. Con l’aiuto di amici

La mensa. L’artigianato.
La tessitura. I panieri


abbiamo potuto creare la mensa scolastica che potesse fornire un pasto perché i bambini vengono da lontano, camminano 3-4 km per venire a scuola e due giorni la settimana si fermano e d non sono in grado di pagare e ci vuole una piccola partecipazione in natura. Per lungo tempo è stata l’associazione di questi giovani di Ginevra, che ha continuato la sua amicizia con Ndem e che faceva una specie di tontine, una Cassa comune con una quota molto modesta e che con l’unione di piccole somme permetteva di pagare i pasti per la mensa. Hanno fatto questo per molto tempo. L’idea però era che noi stessi potessimo finanziare la mensa autonomamente, grazie a delle attività generatrici di reddito, come l’artigianato. Dall’artigianato pensavano di realizzare il denaro per attività sociali come la mensa. E’ per questo che oggi l’artigianato si è sviluppato con continuità nei vent’anni, laboratorio dopo laboratorio, riusciti a sviluppare la filiera tessile. Prima della siccità, nella zona, la tessitura era fiorente e c’era un grande sapere pratico intorno al cotone. Lo coltivavano le donne, Sapevano come filarlo e come tesserlo, ma era un mestiere che stava scomparendo soprattutto a causa della diffusione dei tessili artificiali che vengono dalla Cina a buon mercato, e, dato che il cotone non aveva più un posto sul mercato senegalese, la tessitura era destinata a scomparire. Le donne tessevano il telo per portare il bebè sulla schiena, ma non usavano altri tessuti locali. Abbiamo potuto rivalorizzare questo sapere e fare molti tessuti per arredamento e per confezioni attraverso la tessitura degli abitanti della zona e abbiamo lavorato molto su una tavolozza di colori, ottenendo 50 colori chimici e poi, nel filo degli anni, abbiamo lavorato anche con i colori naturali, con una tavolozza di quindici. Abbiamo cercato di produrre una gamma di oggetti artigianali che sia l’espressione di un lavoro collettivo, così da un’impresa iniziale di tre persone siamo arrivati ad avere un’impresa sociale che arriva ad impiegare 300 persone quando ci sono degli ordini e che è il patrimonio dell’Associazione che da due anni è diventata Ong per facilitare e formalizzare il processo di lavoro. Mentre si sviluppava la filiera tessile, nel tempo e con l’aiuto di amici che venivano a scambiare con noi idee e modelli e processi produttivi, bisognava formare sul campo i lavoratori. Abbiamo potuto sviluppare anche la produzione di panieri nei villaggi


laboratorio di sartoria a Ndem

I metalli. Il cuoio. Il commercio
equo e solidale. L'istruzione
 secondaria e professionale

circostanti con erbe naturali che crescevano nel nord del Sahel e abbiamo potuto sviluppare la lavorazione dei metalli: c’era nella zona una tradizione di fabbri, abbiamo quindi mobilitato i giovani dei villaggi in un laboratorio dove si lavora materiale di recupero per fare oggetti di arte, di arredamento, delle poltrone, delle finestre, delle porte, dei giocattoli fatti a partire da scatole di conserva e da scatole di pomodori. Fanno delle cose di decorazione molto creative e tutti i giovani dei villaggi lavorano in questo laboratorio. Abbiamo fatto dei laboratori di lavorazione del cuoio con la formazione delle donne alla concia e poi abbiamo fatto un laboratorio per lavorare la calebasse che è una pianta che cresce qui e con la quale si fanno oggetti decorativi. Abbiamo anche potuto lavorare un po’il legno. Si è deciso di puntare sui saperi pratici e di valorizzarli per collocarci sul mercato occidentale, questo produce un reddito che permette alla gente di vivere modestamente e rimanere nei loro villaggi. Abbiamo saputo poi che quello che stavamo facendo era il commercio equo e solidale, all’inizio lo facevamo senza saperlo, poi abbiamo cominciato a collaborare con delle organizzazioni di questo tipo, dove ci sono molte persone che si impegnano perché hanno questa visione: riconoscono un valore equo al
prodotto che acquistano, perché sanno che c’è un impatto sociale sul progetto che nel Sud del mondo produce questo artigianato. Così abbiamo cominciato a lavorare con Artizans du monde in Francia, con Chico Mendez in Italia, con CTM e abbiamo potuto incontrare delle persone che condividevano la stessa visione di equità e di giustizia, di una vita migliore per tutti. Era una rete di persone, con la quale c’erano incontri di arricchimento reciproco, scambi di esperienze, di competenze e queste persone portavano anche dei mezzi per aiutarci a migliorare questo e quell’aspetto della vita degli abitanti dei villaggi. Per tornare all’educazione quest’anno abbiamo potuto iniziare la secondaria perché molti giovani non continuano gli studi e diventano apprendisti negli ateliers di artigianato, ma ce ne sono molti che vorrebbero continuare a studiare e allora cerchiamo di permettergli di continuare per qualche altro anno nel ciclo secondario. In seguito vorremmo fare della formazione professionale perché questi giovani possano dare continuità ai nostri 20 anni di lavoro con i mestieri dell’artigianato e nell’orto biologico, rimanendo

Fermare la partenza dei
giovani. Il goccia a
goccia. La seconda
trivellazione

nei loro villaggi e creando delle strutture locali. E’ nostro desiderio trattenere questa gioventù che anche quando deve partire verso la città che è a 10 km parte già in condizioni difficili, se poi va a Dakar si trova in condizioni ancora più difficili: non solo per la separazione familiare, ma per tutti i fenomeni di acculturazione che sono in gioco e che fragilizzano, perché quando si è adolescenti c’è bisogno di essere ancora inquadrati e sostenuti. Poterli trattenere qui è molto importante secondo noi. Quanto all’educazione cominciamo a riflettere su quello che potrebbe rendere durevole in futuro il progetto di Ndem e pensiamo a quali risorse umane potranno coltivare il “piccolo granello” che è stato seminato. Questo sarebbe importante. Per questo noi desideriamo che questa gioventù possa essere coinvolta nei progetti che sono già nati e che stanno nascendo come l’orto biologico, che è molto importante per la creazione di impiego, per un migliore nutrimento della popolazione e per la valorizzazione della terra. Nella stagione secca, cioè durante i 9 mesi nei quali non c’è pioggia, ci si rende conto che se c’è l’accesso all’acqua e se c’è una popolazione che ha tradizione agricola c’è lì un potenziale di lavoro. L’agricoltura sostenibile si basa sul composto combinato con l’allevamento e qui l’acqua è rara e cara, ma ci sono dei metodi di irrigazione che sono economici. Per questo abbiamo optato per il sistema goccia a goccia che è un sistema di tubi che fa sì che ogni pianta venga annaffiata non con l’annaffiatoio che richiede molta acqua, ma con le gocce. Questo crea un bulbo di umidità alla radice della pianta che fa sì che la pianta abbia il suo fabbisogno di acqua. Sono metodi nuovi per noi, un modo di annaffiare alternativo di un’agricoltura sostenibile per il suolo e per i consumatori che mangiano i prodotti. In Senegal ci sono molte malattie che stanno sorgendo a causa dell’uso di prodotti chimici che sono messi sugli ortaggi e che non sono controllati dallo Stato. Vengono manipolati da persone analfabete che non misurano la tossicità dei prodotti che usano e quindi è importante mettere l’accento su metodi diversi di coltivazione. Due anni fa abbiamo avuto l’opportunità di fare la seconda trivellazione a tre km da Ndem in un villaggio serère che polarizza altri otto villaggi circostanti.


alcuni associati di Terre des Egales a Ndem con Serigne Babacar e Sokhna Aissa

Gli orti biologici. Fondare una
cooperativa. Le domande
d’impiego delle donne


Abbiamo potuto avere degli aiuti per fare questa trivellazione che ha un flusso molto più importante di quella di Ndem.- A Ndem abbiamo 6 metri cubi all’ora lì 20 metri cubi all’ora - Acqua di qualità buona che è stata già messa in rete per otto villaggi. Abbiamo fatto formazione in agricoltura biologica a tutte le donne degli 8 villaggi, perché abbiamo iniziato la campagna con un ettaro di orto biologico ( molto più grande di quello che avete visto questa mattina) : c’è un kit di 150 mq per tre persone che condividono un orto biologico ed è una tappa intermedia rispetto a quello che si potrebbe fare domani. Perché ci piacerebbe che domani, se c’è l’accesso all’acqua, questo possa diventare importante nella zona. Dunque stiamo lavorando a un progetto di cooperativa che sarebbe anche agricola, per rispondere al bisogno di organizzazione e di commercializzazione di due perimetri di orto biologico. Essa risponde al bisogno giuridico della nostra organizzazione sociale per artigianato ma anche per i bisogni dell’allevamento che è complementare al biologico per la composta e per rispondere al bisogno di sementi perché il governo si è ritirato e non presta più i semi ai contadini e questi sono molto cari, tra cui quelli dell’arachide. Siccome i raccolti sono molto scarsi, non hanno un capitale di sementi proprio e quindi non hanno più accesso alla coltivazione dell’arachide il cui olio è necessario per il consumo. Questi sono i bisogni della popolazione che la cooperativa potrebbe risolvere. Per questo siamo su questo progetto per vedere come allargare la possibilità di accesso all’acqua perché piove solo durante tre mesi, ma quando piove molto. Quindi riflettiamo su come ripristinare i bacini di raccolta dove c’è l’argilla e come fare invece dei bacini artificiali per creare una riserva d’acqua e potere allargare l’attività di orto e di allevamento, ma nel quadro della cooperativa. E’ un progetto che è importante per tutte le persone che non possono vivere dell’artigianato: perché tutti i giorni riceviamo 250 domande di impiego. Soprattutto le donne della zona che vorrebbero imparare tale o tal’altro mestiere che gli permetta di avere qualche reddito per fronteggiare il bisogno della famiglia perché l’artigianato è a Ndem e in qualche villaggio- sono 300 persone e poco più che vengono impiegate- ma non si può rispondere al bisogno di tutti, dunque è importante creare altri poli d’attività economica che possano aiutare le popolazioni.

Necessità di un
negozio a Dakar.
I problemi
dell’esportazione

Nel quadro della commercializzazione dei prodotti abbiamo il progetto dell’apertura di un negozio a Dakar che resti nel patrimonio degli abitanti dei villaggi, perché da anni abbiamo degli spazi di vendita a Dakar – io lo collego anche all’orto biologico, perché sarebbe un luogo dove si potrebbero presentare alla clientela di Dakar sia i prodotti artigianali del Commercio Equo che i prodotti biologici perché la cooperativa realizzerà lo stesso valore e avrà la stessa ispirazione di giustizia e di mutuo aiuto tra i suoi membri che sta alla sua base. Il punto di vendita a Dakar dunque sarebbe importante sia per i prodotti biologici sia per rispondere ai bisogni di una clientela di Dakar che sarebbe
consumatrice di prodotti dell’orto biologico che è molto raro poter trovare a Dakar. Nello stesso tempo noi abbiamo a Dakar tutta una clientela che apprezza i nostri prodotti artigianali, ma che fa fatica a seguirci, perché finora abbiamo avuto diversi punti di vendita, ma siamo stati ogni volta obbligati a lasciarli per problemi o con i proprietari che volevano recuperare i loro locali o per il costo dei locali. Già tre volte abbiamo dovuto improvvisamente lasciare il locale su cui avevamo investito per arredarlo e per fidelizzare la clientela. Di nuovo oggi siamo nella stessa situazione, perché da cinque anni eravamo ospiti del Centro Culturale Francese per esporre l’artigianato di Ndem come struttura del Commercio Equo e Solidale e ci hanno chiesto di andare via, perché la Francia vuole fare delle economie nel budget e vogliono utilizzare diversamente i locali nel loro Centro. Abbiamo dunque il problema di rendere stabile la vendita dei prodotti a Dakar, per questo un progetto molto importante per Ndem oggi è cercare di comprare un punto vendita a Dakar che rimanga nel patrimonio degli abitanti, che duri nel tempo, che possa avere una clientela fedele e che sia una vetrina del Commercio equo e solidale, e possa parlare dell’esperienza di Ndem e rendere stabili le sue attività artigianali che sarebbero meno dipendenti dall’esportazione. L’esportazione ci pone molti problemi sia logistici - perché la merce deve essere spedita con l’aereo – che di tesoreria perché, tra il momento in cui un ordine parte e il tempo in cui viene pagato, c’è un vuoto mentre gli artigiani attendono la loro paga per vivere e il Centro Maam Samba non ha una tesoreria che permetta di tenere per molto tempo. Il vantaggio di una vendita diretta è che ogni mese c’è un’entrata diretta dei laboratori e questo dà aiuto alla

Il posto salute. Il progetto 
del fondo mutualistico.
La maternità

popolazione che è coinvolta nell’attività del Centro. Questa struttura, inoltre dovrebbe poter sostenere le attività di carattere sociale - ho già parlato prima della mensa, e dovremo pensare ora anche alla mensa della secondaria oltre a quella della primaria. Il governo senegalese non ha soldi, hanno già fatto degli sforzi per darci dei professori e degli istitutori, ma ci sono pochissime mense
finanziate in Senegal per mancanza di mezzi. Con il negozio potremo gestire in modo autonomo le nostre attività sociali attraverso il circuito produttivo. L’altra attività a carattere sociale riguarda la salute, come vi ho spiegato 20 anni fa avevamo costruito il posto di salute, ma per dieci anni non abbiamo avuto un’ infermiera, l’avevamo richiesta al Ministero della salute e dopo 10 anni ci hanno destinato un infermiere che ha molto aiutato, perché la città di Bambey è a 10 Km e il posto di salute più vicino è a 8 km. Il posto salute che abbiamo aperto copre una popolazione di 8mila abitanti, un circondario molto più ampio di Ndem, tutti i villaggi del circondario. Da quando è aperto ha preso avvio tutto il settore salute: le cure, le campagne di sensibilizzazione all’igiene, alle vaccinazioni e di prevenzione dell’AIDS. In ogni villaggio hanno individuato un’animatrice, una donna che funge da riferimento per la salute e così oggi vorremmo mettere in piedi una mutua per la salute: una sorta di organizzazione che fa sì che ogni membro versi una quota di 150 CFA al mese in una Cassa per cui quando una persona è malata e va al dispensario di Ndem, trova che la sua quota copre almeno una parte delle sue spese mediche: è il sistema di solidarietà tra tutti i membri di questa mutua che fa che chi è malato trovi dei soldi nella cassa finanziata anche da chi non è malato. Stiamo cercando di avviarla e a questo proposito abbiamo fatto una campagna di sensibilizzazione. Qualche anno fa abbiamo aperto una maternità per incoraggiare le donne a venire a partorire lì, perché una donna su duecento muore di parto oggi in Senegal e c’è la necessità di avere un aiuto nel seguire i neonati, la consultazione post natale. Nel posto di maternità ci sono stati 100 parti all’anno, questo grazie all’aiuto di amici che fanno parte dell’Associazione che sono venuti ad aiutarci per organizzarci e potere fronteggiare i problemi della salute che sono soprattutto quelli delle donne e dell’infanzia, perché in molti villaggi ancora oggi ci sono solo le donne. Infatti il progetto di sviluppo di

Lotta alla deforestazione. 
Il combustibile biotermico

Ndem dà lavoro agli uomini che sono lì, ma, negli altri villaggi, gli 8 mila abitanti sono soprattutto donne e la mutua per la salute riguarda in primo luogo loro. E’ importante dunque avere accesso all’acqua, alle cure, alla salute e all’attività economica. In questa dinamica di creazione di attività economiche da un anno si è potuto sviluppare un combustibile ecologico che è fatto di argilla e di bucce di arachide che possa sostituire a minore costo gli altri combustibili: legno, carbone, gas. Abbiamo due obiettivi. Il primo obbiettivo è la lotta alla deforestazione perché noi siamo nel Sahel e più si tagliano gli alberi più avanza il deserto e quindi è molto importante salvaguardare gli alberi che ancora vivono. Questo combustibile dà alla cuoca la possibilità di cucinare a minor costo, perché quando ha imparato ad usare il combustibile biotermico, in un forno che è stato fatto dal laboratorio metalli in modo da ottimizzare la combustione, allora ci guadagna anche economicamente perché spende meno. Dunque stiamo cercando di formare le donne non solamente dei villaggi del circondario ma ci piacerebbe formare anche quelle della città più vicina ad utilizzare il combustibile biotermico e noi stessi l’utilizziamo di già nei laboratori di tintura. Qui nel daara - la comunità spirituale dove ci hanno raggiunto in vent’ anni molte persone per condividere la nostra vita e il nostro progetto di sviluppo - nel daara ci sono delle grandi marmitte per cucinare per molte persone, alimentate con il combustibile biotermico. Questo combustibile ha anche creato impiego: c’è l’equipe che lavora nella sua produzione, e sono cinque persone- una cifra che speriamo aumenti – e inoltre ci sono le rivenditrici, le donne lo portano nei villaggi e vendono alle altre donne le palle di biotermico e anche questa è un’occasione di lavoro. Speriamo che sia una pratica che si diffondi in Senegal, ma anche nell’Africa dell’Ovest, perché si basa sul principio della biomassa con materiali locali- argilla e materiali vegetali - si può fornire così un’energia che risparmia le foreste africane che sono devastate. Preservare gli alberi è importante non solo per l’Africa ma per l’intero pianeta. Anche se è un inizio ed è una cosa piccola è un progetto che ha molti risvolti ecologici. Abbiamo potuto alimentare con tronchetti biotermici anche un forno per la panetteria che abbiamo creato


il combustibile biotermico prodotto a Ndem

Il pane con il miglio. 
Il microcredito

l’anno scorso. E’ un forno che potete visitare, fatto di mattoni refrattari per conservare il calore e in argilla. Mentre con le palle di biotermico si alimentano i forni metallici domestici adatti alle piccole marmitte in cui si cucinano i pasti, per il forno sono stati creati dei tronchetti appositi dello stesso composto. Questo si potrebbe diffondere negli altri forni per fare il pane dell’ambiente rurale che non hanno accesso all’elettricità o al gas. Il vantaggio del pane della panetteria - che in questo momento è ferma per ragioni tecniche dato che si deve costruire un forno più grande – è che si fa un pane in cui si introduce il miglio, dunque molto più ricco di quello fatto solo di farina importata, perché se il Senegal vuole avanzare bisogna che possa consumare i prodotti locali e quindi bisogna incoraggiarne la diffusione, la farina invece è importata dall’estero, non c’è grano in Senegal. Quando metti del miglio nel pane non solo hai un pane migliore dal punto di vista del gusto e sul piano nutritivo, ma anche incoraggi le culture locali e riduci l’importazione di farina. Quella della panetteria è una piccola impresa di cinque persone più le rivenditrici che rivendono il pane nei villaggi. Dunque anche questa iniziativa ha creato impiego e qualche piccolo reddito per le donne che possono guadagnare qualche soldo ogni giorno rivendendo il pane, sufficiente ad esempio a pagare il pane per la propria famiglia. E’ una piccola iniziativa economica che è stata appoggiata dalla Cassa di Microcredito che abbiamo creato a Ndem. E’ una cassa che ha come scopo di concedere del credito a minor interesse per aiutare la popolazione che qui non ha accesso ai prestiti bancari : la maggior parte sono analfabeti in francese quindi non possono aprire un conto bancario, inoltre non hanno le garanzie finanziarie richieste, dunque, a fortiori, è impossibile per loro avere accesso al credito. E’ un’iniziativa importante che sta partendo adesso e che permette di fare dei piccoli prestiti soprattutto alle donne e sono loro che rimborsano di più. Questo permette loro di fare dei piccoli commerci e sviluppare la loro attività, così l’anno scorso ci sono stati fino a sei milioni di CFA di prestiti rimborsati. E’ un inizio, ma un po’ alla volta cerchiamo di sensibilizzare i villaggi dei dintorni, perché le popolazioni possano aderire alla Cassa Mutua e questa possa diventare una forza per finanziare le microimprese. La difficoltà è la formazione perché nel Comitato ci sono molte persone

La Ong degli abitanti di Ndem.
A poco a poco, dal legame dei
cuori.


analfabete e parlare di formazione, far venire degli esperti da fuori è un costo eccessivo perché la minima consultazione e formazione costa molto cara. Ci sono dunque tutte le difficoltà di gestione delle diverse attività e dei progetti di Ndem. Nell’informale e solo con il volontariato molte cose sono state iniziate che oggi sono gestite dall’Ong, ma l’Ong è qualche persona che è lì per il cuore e che fa che tutto sia gestito meglio nel quotidiano, ma sempre con pochi mezzi. Non c’è un budget dell’Ong per fare funzionare la Ong stessa. Dunque stiamo pensando di creare delle cartelle di adesione, poiché abbiamo molti amici all’estero: faremo cartelle di adesione annuali a partire da 10 € fino all’infinito, perché questo ci possa aiutare nelle spese di funzionamento, carta, inchiostro, telefono. Faremo questo all’interno della rete di amici, perché ciascuno, secondo quello che può, possa parte attività. Ogni attività è gestita da un comitato – c’è il comitato dell’acqua, quello della salute, quello dell’artigianato, ecc e in ciascuno c’è un segretario, un tesoriere, con un ufficio. Ogni attività quindi è gestita da un collettivo e fa capo alla Ong che si riunisce ogni mese: il responsabile di ogni attività partecipa e si fa un incontro di rendiconto. I comitati sono formati dalle persone che sono del posto e si presentano delle difficoltà quando sono necessarie delle competenze, come, ad esempio, nell’idraulica, competenza che non presente tra i locali. E’ certamente una sfida avere accesso alle tecnologie moderne senza che sul luogo ci siano le competenze necessarie per gestire queste macchine . Ora lo Stato ci ha dato, da due anni, l’elettricità, che ci ha permesso, tra l’altro, di installare l’unità di produzione biotermica, dove le macchine funzionano con l’elettricità. Abbiamo anche qualche pannello solare, ma solo ad uso domestico, perché l’energia solare che risponde ai bisogni dell’Africa ha un costo notevole di investimento, dunque fino ad oggi rimane una tecnologia che ci piacerebbe vedere qui, ma che resta inaccessibile a causa del suo costo di partenza, mentre dopo praticamente non c’è costo. Per concludere: il progetto di Ndem è un progetto che si è evoluto a partire da qualche cosa di molto piccolo, e a poco a poco è cresciuto, grazie alle migliaia di cuori degli abitanti locali che sono legati da una stessa spiritualità che gli ha dato la forza di stare insieme, di risolvere i problemi, di avanzare ogni giorno, e grazie al legame con gli amici del Nord, che nasce dal cu persone, che hanno voglia di impegnarsi in progetti a carattere umanitario. Sono questi i legami che ci hanno permesso di avanzare passo a passo, per migliorare la vita delle popolazioni. Ciò che caratterizza Ndem a mio avviso, è questa specificità: non è un progetto creato da esperti, nel quale da fuori siano stati investiti grandi fondi, ma è un progetto che si è sviluppato così, a poco a poco da un sentimento di fraternità, dal mutuo aiuto, dal desiderio di migliorare il mondo che, a poco a poco, negli anni, ha migliorato le cose. Dunque grazie.

(trascrizione e traduzione di Giannina Longobardi)